Càpita a volte di scoprire mondi nuovi, realtà che ci scorrono di fianco senza vederle. Di solito la molla che fa scattare il meccanismo è un evento casuale: un incontro, un articolo di giornale. Magari quella volta che abbiamo deciso di girare ancora una pagina del libro che stiamo leggendo e, vedendo la bibliografia, abbiamo pensato di andare a dare un'occhiata.
Fino a quando non ho deciso di provare a pubblicare uno dei miei racconti, non immaginavo l'esistenza di un sottobosco (mi scuso per il termine, che non vuole assolutamente essere dispregiativo) di realtà minori, piccole e piccolissime, che nel mondo dell'editoria cercano di sopravvivere. E proprio come un sottobosco, calpestato e ignorato, alle volte, anzi spesso fa nascere frutti meravigliosi (funghi o tartufi o fiori), ecco che queste luoghi riescono a creare piccoli miracoli.
Ma il sottobosco viene, appunto, ignorato e calpestato. Magari non per cattiveria, ma solo per ignoranza (intesa come mancanza di conoscenza) o superficialità. Viviamo in tempi frenetici, e anche il tempo da dedicare alla lettura "deve" essere ottimizzato, per cui meglio (?) rivolgerci a case editrici grandi o ad autori famosi per poter essere sicuri di prendere un prodotto che sicuramente (?) ci soddisferà.
E così facendo, guardando le alte fronde degli alberi imponenti che si stagliano sull'orizzonte, perdiamo l'occasione di vedere il bello che c'è vicino ai nostri piedi. Umile ma importante.
Non ho mai sentito di parlare dell'Arcilettore fino a oggi, leggendo il post di Andrea sul blog di Las Vegas (c'è il link sul titolo di questo post), e la prima cosa che mi è venuta in mente quando l'ho letto è stata «Porca miseria, cosa mi sono perso?».
Non so ancora mi sono perso, spero di mettermi in pari in qualche modo, ma di una cosa sono sicuro, esattamente come Andrea:
tutto il mondo editoriale e letterario oggi deve sentirsi più povero.
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