domenica 24 gennaio 2010

L'Arcilettore chiude

Càpita a volte di scoprire mondi nuovi, realtà che ci scorrono di fianco senza vederle. Di solito la molla che fa scattare il meccanismo è un evento casuale: un incontro, un articolo di giornale. Magari quella volta che abbiamo deciso di girare ancora una pagina del libro che stiamo leggendo e, vedendo la bibliografia, abbiamo pensato di andare a dare un'occhiata.
Fino a quando non ho deciso di provare a pubblicare uno dei miei racconti, non immaginavo l'esistenza di un sottobosco (mi scuso per il termine, che non vuole assolutamente essere dispregiativo) di realtà minori, piccole e piccolissime, che nel mondo dell'editoria cercano di sopravvivere. E proprio come un sottobosco, calpestato e ignorato, alle volte, anzi spesso fa nascere frutti meravigliosi (funghi o tartufi o fiori), ecco che queste luoghi riescono a creare piccoli miracoli.
Ma il sottobosco viene, appunto, ignorato e calpestato. Magari non per cattiveria, ma solo per ignoranza (intesa come mancanza di conoscenza) o superficialità. Viviamo in tempi frenetici, e anche il tempo da dedicare alla lettura "deve" essere ottimizzato, per cui meglio (?) rivolgerci a case editrici grandi o ad autori famosi per poter essere sicuri di prendere un prodotto che sicuramente (?) ci soddisferà.
E così facendo, guardando le alte fronde degli alberi imponenti che si stagliano sull'orizzonte, perdiamo l'occasione di vedere il bello che c'è vicino ai nostri piedi. Umile ma importante.

Non ho mai sentito di parlare dell'Arcilettore fino a oggi, leggendo il post di Andrea sul blog di Las Vegas (c'è il link sul titolo di questo post), e la prima cosa che mi è venuta in mente quando l'ho letto è stata «Porca miseria, cosa mi sono perso?».
Non so ancora mi sono perso, spero di mettermi in pari in qualche modo, ma di una cosa sono sicuro, esattamente come Andrea:

tutto il mondo editoriale e letterario oggi deve sentirsi più povero.

mercoledì 13 gennaio 2010

Razzismo?

Curioso come un termine possa cambiare il suo significato, diventando un insulto oppure un termine accettabile.

Del secondo gruppo fanno parte moltissimi termini: il primo che mi viene in mente è minchione, che non è propriamente una bella parola, ma che ha perso il significato originario di "grossa testa di..."

Del primo invece fa parte la parola razzista, che mi dà da pensare da diverso tempo.
Il razzista, stando a quanto dice il vocabolario, è chi fa discriminazioni in base alla razza; in pratica chi ritiene la propria razza superiore alle altre, che sono tutte indiscriminatamente inferiori. Questo non è decisamente una bella cosa, ovviamente.
Ma io mi chiedo cosa cambierebbe se sostituissimo la frase "che discrimina in base alla razza", con questa:
"che ritiene le razze diverse tra loro".

Il termine "diverso" è un altro che fa parte dell'elenco delle parole che hanno cambiato significato: diverso vuole dire non uguale, e non migliore o peggiore, ma è con quest'ultima accezione che viene normalmente recepito.
E non ne capisco il motivo.
Se io dico che una pera è diversa da una mela, nessuno trova da ridire.
Ma se dico che un Lappone è diverso da un Maori, allora divento automaticamente razzista.
Mi (e vi) domando: vi pare che un Brasiliano e un Ungherese siano uguali?
Spero per loro che abbiano ognuno gusti diversi, passioni diverse, interessi diversi, e che i loro popoli abbiano tradizioni diverse e diverse storie.
Diverse, ma non migliori o peggiori. Solo diverse.

Ma le diversità sono risorse.
Andiamo a mangiare nei ristoranti etnici proprio per sentire la differenza di gusto degli altri popoli; facciamo viaggi estenuanti per andare a visitare popoli lontani (va be', qui entra in ballo il circuito degli spettacoli per turisti, che niente hanno a che fare con la popolazione vera e propria...)

Temo che il problema sia sempre il solito: è molto facile considerare gli altri diversi da noi; molto meno ricordarsi che, per gli altri, i diversi siamo noi.

lunedì 11 gennaio 2010

Anobii: un bel sistema :-)

Carissimi :-)

Grazie al solito Mariano, che invece di studiare girella su Internet, ho scoperto questo sito piuttosto interessante.
Consente di creare una propria collezione di libri, con tanto di copertine, scaffale e recensioni, e di condividere pensieri e opinioni con altri utenti.
Si possono scambiare opinioni, ma anche consigliare libri a chi potrebbe essere interessato, oppure chiedere consigli a chi ha già letto un libro.

Provate a cliccare qui sotto, e sarete magicamente trasportati in un nuovo universo colorato! :-D

More about Dove la notte inizia

mercoledì 6 gennaio 2010

Creatini: che Banca!

Che Banca!

Premetto che sono molto prevenuto contro le pubblicità che riprendono brani famosi modificandone il testo.
E' un facile sistema per fare un pubblicità, prendendo un sacco di soldi, con pochissima fatica.
Quindi sono parecchio contrario alla campagna di questa banca, che in tutti gli spot ha usato diversi brani ("Che bambola" interpretato originariamente da Buscaglione è stato il primo).

Ma l'ultima alzata d'ingegno dei creatini è andato molto vicino a essere accusabile di blasfemia: il meraviglioso "Va Pensiero", di Verdi, un brano che è quasi un inno (è anche stato scelto dalla Lega proprio come inno), è stato preso pari pari, e sulla parte che canta "sull'ali dorate" è stato sovrapposto "al conto deposito".

A parte che "non ci sta" metricamente, ma mi chiedo: ne avevamo bisogno?
Non solo della pubblicità in sé, ma anche di persone che prendono soldi per creare queste boiate? Possibile che non ci siano in Italia musicisti in grado di creare un brano originale?

Se questa banca fosse l'ultima della terra, terrei i soldi sotto il materasso, giuro!

martedì 5 gennaio 2010

Creatini: Viakal

Viakal

Continuiamo il nostro viaggio nel mondo dei creatini, dando uno sguardo a una simpatica telenovela.
Infatti il messaggio viene inviato attraverso un curioso gruppo "familiare": un ragazzo e due ragazze. Ricorda vagamente "tre cuori in affitto", una simpatica sit-com degli anni 80 (se non ricordo male), dove però il "lui" della situazione era perennemente impegnato nel tentativo di attentare alle virtù di una delle due "lei".
Nel nostro caso, invece, pare che il "nostro" sia quanto meno freddo nei confronti delle due pur aitanti giovinotte, e che tutto il suo interesse sia rivolto alla gestione della casa. Il perché di tanto distacco lo scopriamo nell'ultimo episodio della serie, nel quale Massimo (questo il suo nome), avverte le coinquiline dell'imminente arrivo della madre.

Ora, da quel momento in avanti abbiamo una serie di scemate una dietro l'altra:

1) Una delle due nota che il lavandino è sporco di calcare. Non sarebbe male, dal mio punto di vista, tenerlo pulito usando un detersivo normale ogni settimana, almeno. Essendo in tre non dovrebbe essere un problema no? invece pare di sì, visto che il lavandino in questione sembra essere stato scambiato con il water.
2) La stessa ragazza fa notare che il prodotto pubblicizzato non si può usare tutti i giorni, sennò "addio lavandino". Ma non era un caso di emergenza? E poi mi state dicendo che un lavandino in ceramica ha paura di un po' di anticalcare?
3) Massimo lo estrae da un armadietto dicendo che invece la formula innovativa permette di usarlo tutti i giorni (= è poco potente... ovvio, no?). E allora perché non lo fanno? Devono aspettare la minaccia dell'arrivo della terribile mamma?
4) Con una sola semplice passata il calcare viene prontamente eliminato. Non so se a voi è capitato, ma io non ci sono mai riuscito al primo colpo. Quindi i casi sono due: o il "calcare" nel lavandino è poco (e quindi viene via anche con un po' di acqua), oppure non è vero che il prodotto è poco potente (ma allora non si può usare tutti i giorni...)
5) Arriva la mamma, e qui capiamo perché Massimo è sempre così tranquillo (Freud avrebbe di che divertirsi!). La prima, e unica, cosa che fa la donna, è proprio il controllo del lavandino.

Io sono assolutamente favorevole agli spot che simulano la vita reale, ma forse sarebbe meglio renderla un po' più realistica, no? :-)

sabato 2 gennaio 2010

Una nuova rubrica, che ne dite?

Ciao e buon anno a tutti :-)

Cosa ne pensate di iniziare l'ultimo anno del primo decennio del terzo millennio (eh? ah, sì, capito...) con una nuova rubrica?
Il titolo potrebbe essere: pubblicità, luci e ombre...
Uhm, no. Troppo formale...
Vediamo... Tutto quello che avreste voluto sapere...
No, questo è troppo lungo.

Trovato: i Creatini!
Ossia, quando il creativo inventa una cretinata per pubblicizzare un prodotto, diventa un Creatino! :-)

Bene, adesso che abbiamo battezzato la nuova rubrica, cominciamo con la nostra prima vittima.

Elah Bigfruit

Ne hanno fatte due versioni: una con una ragazzina, evidentemente figlia di papà, visto il tipo di hobby che ha, che se ne passeggia con il suo cavallo al seguito, sventolandogli sotto il naso le caramelle gommosissime e buonissime, che un qualsiasi cavallo venderebbe gli zoccoli posteriori per poterle mangiare, e quando lui tenta un timido approccio, lei lo rimprovera dicendogli "Cavallo goloso!".
Lui è goloso! Non lei che le mangia. No, è lui che vorrebbe mangiarle a essere goloso.
Ci hanno poi provato con il delfino e il ragazzino. Un altro target improbabile (quanti ragazzi hanno la possibilità di avere come amico un delfino? I Samoani non rispondano, per cortesia...), ma la storia è uguale: caramelle sventolate sotto il naso, e poi "Delfino goloso!"
Una sola speranza: che tutte quelle caramelle obblighino i due torturatori a bere LITRI di Activia, con la Marcuzzi che li ingozza!
Altro che stitichezza!