Otto Marzo, festa della donna.
Ormai è una specie di modo di dire, si pronuncia tutto di seguito, fateci caso: "ottomarzofestadelladonna".
Così, senza pause.
Personalmente la trovo una "festa" un po' inutile, specialmente per come viene normalmente vissuta da molte (non tutte) le rappresentanti del gentil sesso. Ubriacature, spogliarelli, altre stronzate di questo genere, come se essere "emancipate" sia uguale a essere "volgari".
Ovviamente non tutti si comportano così: qualcuna, anche se sbagliando, ricorda che si tratta della commemorazione di una tragedia (nel 1911 un incendio in una fabbrica di camicie uccise 123 donne e23 uomini), e che, a parte questo piccolo errore che comunque ci può stare, è un'occasione per ricordare le tante lotte che le donne hanno fatto per riuscire a essere considerate qualcosa di più che fattrici, amanti e lavoratrici domestiche a basso costo.
Quello che mi chiedo è: c'è proprio bisogno di una "festa" per ricordare che una buona metà della popolazione ha dei diritti che non vengono rispettati?
Probabilmente non basta la cronaca giornaliera, che parla di una media di due donne al giorno che vengono picchiate, violentate, uccise da uomini che, subito prima, le hanno guardate negli occhi e gli hanno detto "ti voglio bene", se non addirittura "ti amo". Non basta, perché quelle sono cose che capitano agli altri, lontano dalla nostra normale realtà quotidiana, come i bambini che muoiono di fame in Africa, o i "ninos de rua" in Brasile, o le donne nascoste dai chador che non hanno il diritto di guidare.
E allora, questa festa è necessaria?
La risposta non può che essere "Sì!", con il punto esclamativo.
Ma non l'8 Marzo, non solo.
Nessun commento:
Posta un commento