Beppe fa il consigliere comunale al comune di Torino, per "la Destra" di Storace.
Al di là delle opinioni politiche, sono rimasto colpito dal modo di porsi di questo giovane politico (è mio coscritto, quindi è ovviamente giovane!), che riesce a essere contemporaneamente autorevole e pacato, due atteggiamenti che, a giudicare dagli esempi forniti in ben più alto loco, sono in perfetta antitesi.
In occasione della pubblicazione di un libro che parla di politica, gli ho chiesto di dargli uno sguardo per controllare di non dire troppe stupidaggini. E lui non solo l'ha fatto, ma si è tanto entusiasmato per la storia che ha voluto scrivere una prefazione.
Purtroppo, per motivi squisitamente tecnici, questa non potrà essere aggiunta al libro, ma penso che sia molto interessante per cui ve la propongo qui, sul mio blog.
Quante volte abbiamo pensato “Bisognerebbe proprio fare tabula rasa”, dopo aver assistito all’ennesimo pessimo spettacolo ai quali sempre più spesso ci costringono i protagonisti della politica italiana?
Senza fare alcuno sforzo di memoria, molti risponderemmo “Tante!”, qualcuno direbbe “Tantissime!”, i più arditi urlerebbero “Sempre!”.
Perché l’uomo comune, che lavora e paga le tasse anche per chi non lo fa, che ascolta svogliatamente i telegiornali, che aspetta il fine settimana per vedere le partite di calcio, che parla con i figli solo quando gli chiedono i soldi per la benzina, percepisce i politici come qualcosa di negativo, perché corrotti, marci, arrivisti, privi di etica e di scrupoli.
Come si fa a dire a queste persone che se la politica vista da fuori è uno schifo, vista dall’interno (salvo rare eccezioni) è molto peggio? Sarebbe deleterio, perché darebbe loro la conferma che hanno ragione nel volere l’azzeramento della classe politica italiana, con l’intento di volerla sostituita con una più attenta ai problemi reali dei cittadini e della Nazione.
E forse con il desiderio di entrare a farne parte.
Come se in questo modo avessimo la certezza di debellare la corruzione, le promozioni “amicali” e non meritocratiche, i favoritismi, i clientelismi, gli sprechi, i privilegi, l’arrivismo.
Ma i politici, prima di essere tali, sono cittadini, alla pari di quelli che prima li eleggono e poi li criticano; sono cioè una parte di quella società che, una volta eletti, devono andare a rappresentare nelle Istituzioni.
La corruzione, i comportamenti dissoluti, l’esercizio del potere con arroganza e per fini personali, l’allontanamento dalla realtà quotidiana e dalle vere esigenze dei cittadini, il disinteresse per il bene della Nazione, il non sentirsi parte di una comunità, non sono elementi caratterizzanti solo della classe politica a tutti i livelli: sono oramai permeati con la nostra società, la caratterizzano e la definiscono. I modelli di riferimento sono, sempre più spesso, calciatori e veline, coloro che riescono ad arricchirsi in fretta e senza fatica, non importa se con mezzi leciti o no, se calpestando la propria dignità o no: l’importante è avere successo, soldi, potere, diventare personaggi televisivi, riuscire a partecipare al Grande Fratello.
Se davvero si vuole cambiare il mondo della politica e chi la pratica, bisogna fare tabula rasa dei falsi miti e dei facili costumi, bisogna fare la rivoluzione, non partendo dal mondo della politica, bensì cominciando dalla società. Una rivoluzione pacifica: la rivoluzione dello stile contro la moda. Una rivoluzione che faccia dell’etica comportamentale, in tutti i settori della società, non solo della politica, uno stile di vita.
Come tutte le rivoluzioni pacifiche, la rivoluzione dello stile non si realizza in poco tempo. Bisogna cominciare dalla famiglia in cui i genitori devono tornare ad essere esempio positivo per i figli, per passare alla scuola fino all’università, in cui i docenti devono essere esempio per gli allievi, fino al mondo del lavoro in cui il datore di lavoro deve essere esempio per i dipendenti: correttezza, rispetto per sé e per gli altri, spirito di sacrificio, senso del dovere, rispetto delle regole e della parola data, senso di responsabilità, valorizzazione dei meriti. Sono questi i comportamenti e gli insegnamenti positivi da trasmettere alle generazioni di oggi e di domani, con l’esempio, senza ergersi a maestri. Sono questi i comportamenti che ci si aspetta dai politici che rappresentano la società: se una società discinta e corrotta esprime politici discinti e corrotti, la società dello stile non potrà che esprimere politici etici.
Quanto è urgente cominciare a fare la rivoluzione pacifica dello stile, senza aspettare una rivoluzione cruenta che cambi, nel sangue, le cose: perché se le cose non cambieranno in fretta, prima o poi un rivoluzionario, sanguinario e arruffapopoli, arriverà e saranno dolori.
Per tutti, non solo per i politici!
Giuseppe LONERO